Intervista ai Nidi D’Arac – “La trap italiana è da figli di papà”




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Summary: <h2>Alessandro Coppola, leader dei Nidi D’Arac, presenta il nuovo album “Face B” e racconta la sua esperienza al servizio del Comune di Parigi nelle periferia tra musica e immigrazione.</h2> <p>Con decine di migliaia di dischi venduti, i <strong><a href="https://www.facebook.com/nididarac/">Nidi d’Arac</a></strong> sono uno dei gruppi italiani più conosciuti e amati della <strong>world music internazionale</strong>. Nella prima parte della loro carriera hanno tradotto in linguaggi urbani l’affascinante ruralità pugliese, mentre ora inaugurano un nuovo straordinario corso. “Face B” è un disco post moderno, italiano ma allo stesso tempo internazionale. Si riafferma un legame con la tradizione, inserendo ritmiche tipiche nella <strong>newafro</strong>, senza escludere<strong> chitarre psichedeliche</strong> o incursioni di <strong>rock inglese</strong>.</p> <p>L’album nasce dall’esperienza musicale del leader, Alessandro Coppola, a <strong>Parigi</strong>. Alessandro, infatti, è venuto a contatto con la trap e l’afro trap lavorando come<strong> responsabile della parte artistico-musicale di un centro dedicato ai giovani a rischio e basato sull’Educación popular</strong>. </p> <p>“Face B” è, infatti, un termine preso in prestito dalla trap, il genere musicale più diffuso oggi in tutte le capitali europee. Si riferisce ai brani prodotti con pochi mezzi, a partire da un lavoro già esistente, spesso dall’operato di un beat maker del quale non si conosce l’identità.</p> <p>Tutti i brani sono caratterizzati da forme <strong>ritmiche tribali dell’afrotrap</strong> <strong>e da testi sinceri ma impegnati</strong>. Se quattro canzoni sono inedite, le restanti son state prodotte proprio così, a partire da un lavoro precedente, ossia dalle composizioni create in un particolare periodo della loro carriera.</p> <p><strong>ASCOLTA L’INTERVISTA A ALESSANDRO COPPOLA</strong></p>