Intervista a Valentina Banci – “MedeAssolo in scena per Identità Nuragiche”




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Summary: <h2 style="text-align: justify;">Dopo il successo del concerto al tramonto offerto dal duo composto da Antonello Salis e Sandro Satta la scorsa domenica (29 luglio), il cammino di <a href="http://www.identitanuragiche.com/index.php"><strong>“Identità Nuragiche”</strong></a> prosegue con la settima tappa in calendario: <strong>venerdì 3 agosto</strong> alle<strong> </strong><strong>19.30</strong>  nel suggestivo scenario del complesso di <strong>Romanzesu</strong> a <strong>Bitti</strong> andrà in scena la rappresentazione <strong>MedeAssolo</strong> (dalla tragedia di Lucio Annio Seneca) a cura di <strong><a href="http://www.bamteatro.com/">Bam Teatro</a></strong> con al centro l’attrice <strong><a href="http://www.valentinabanci.it/">Valentina Banci</a></strong>, le scene di <strong>Lorenzo Banci</strong> e le musiche di <strong>Arturo Annecchino</strong>.</h2> <p style="font-weight: 400; text-align: justify;"><strong>MedeAssolo </strong>nasce dalla traduzione di Seneca e si arricchisce della modernità a cui la consacra Heiner Muller e degli innesti mitteleuropei nell’adattamento e riscrittura che ne fa Paolo Magelli, declinando la partitura per voce sola. Il tradimento e la guerra, la difficoltà a sentirsi parte di qualcosa, di una comunità, di una famiglia e l’orizzonte piatto e inquietante, senza segni, che sembra spalancarsi inesorabile davanti agli occhi di Medea: sono questi stessi temi a ben pensare la traccia della inquietudine del nostro presente? Riproporre l’opera, protagonista del Teatro fin dal 431 AC, come se non fossero bastate così tante epoche e tentativi a raccontarla, riscriverla oggi sulla scena ha più significato che mai. Medea è un personaggio che insegue e fa interrogare perché -pure in un vuoto ed una disperazione desolante- prova ad essere se stessa, a infrangersi contro la sua autenticità e a dispetto di tutto, a viversi, seppure nel dolore. Rilancia con la sua identità di straniera, “barbara della Colchide” il concetto di straniero e la sua inclusione, professa l’amore eppure raggiunge l’abisso del gesto amoroso. Percorre tutto Medea, cerca continuamente una strada, compensa a suo modo, come può, si lascia vivere sapendo in fondo che la lotta è essa stessa vita. Il perimetro familiare diventa platea delle guerre e delle esplosioni dei rapporti umani: chi non ci ha pensato mai, almeno una volta?</p> <p style="text-align: center;"><strong>ASCOLTA L’INTERVISTA A VALENTINA BANCI</strong></p>